L’Epifania è una delle feste più antiche della Chiesa: celebrata sin dai primi secoli del cristianesimo, insieme alla Pasqua e al Natale, questa festa precede persino la divisione della Chiesa tra Oriente e Occidente avvenuta nel 1054. Nel calendario della Chiesa cattolica occidentale viene celebrata il 6 gennaio, mentre nella Chiesa orientale il 19 gennaio.

L’Epifania conclude il tempo liturgico del Natale, cadendo 12 giorni dopo la nascita del Signore, e celebra la manifestazione di Cristo al mondo.

Tradizionalmente, l’Epifania ricorda tre momenti significativi della vita del Salvatore: la visita dei Magi, il battesimo di Gesù e il miracolo delle nozze di Cana. In particolare, il Vangelo di Matteo (2,1-12) narra la visita dei Magi, che simboleggia il riconoscimento di Cristo come re e salvatore da parte delle nazioni pagane. I doni dei Magi – oro, incenso e mirra – hanno un profondo significato teologico: l’oro rappresenta la regalità di Gesù, l’incenso la sua divinità e la mirra la sua futura passione e morte.

La parola “Epifania” significa “manifestazione” o “rivelazione”: Questa festa ci ricorda che come esseri umani siamo limitati nella nostra comprensione e che Dio ci invita continuamente a scoprire la bellezza e il significato nascosto delle cose.

Come osservò il rabbino Abraham Isaac Kook, l’Epifania ci fa percepire la creazione non come qualcosa di statico, ma come un continuo divenire, un’evoluzione verso la pienezza e la gioia della creazione.

Il Salmista celebra la regalità di Cristo come giusta e compassionevole: “Dà al re il tuo giudizio, o Dio, e al figlio del re la tua giustizia: egli giudicherà il tuo popolo con giustizia e i tuoi poveri con rettitudine” (Sal 72,1-2).

La regalità di Gesù, a differenza di quella di Erode, non si limita ai confini di un regno terreno: è universale e spirituale, riconosciuta persino dai Magi venuti da terre lontane. Gesù è il re che libera i poveri e i bisognosi, salvando le anime oppresse.

Nella prima lettura, Isaia (60,1-6) profetizza il trionfo della luce divina sulle tenebre, celebrando la restaurazione di Israele come segno della presenza gloriosa di Dio: Il profeta descrive una visione universale, in cui le nazioni camminano nella luce di Dio, portando doni e lodi.

Nella seconda lettura (Ef 3,2-3a.5-6) San Paolo ci ricorda che, grazie alla rivelazione di Cristo, anche i gentili sono diventati partecipi della stessa eredità, formando un unico corpo in Cristo. Questo status privilegiato dei cristiani ci invita a vivere come figli della luce, testimoniando il regno di Dio.

Il Vangelo di Matteo evidenzia la contrapposizione tra la regalità di Gesù e quella di Erode: mentre quest’ultimo rappresenta il potere terreno, Gesù incarna una regalità che trascende i confini del tempo e dello spazio, rivelandosi come re, Dio e redentore.

L’Epifania non è solo la celebrazione di un evento passato, ma un invito a lasciarci trasformare dalla luce di Cristo.

Pietro Crisologo, un grande vescovo e predicatore, descrive così il mistero dell’Epifania: “Oggi i Magi guardano con stupore il cielo sulla terra, la terra nel cielo, l’uomo in Dio e Dio nell’uomo.”

Questa visione ci invita a riconoscere Cristo come colui che trasforma il mondo e le nostre vite. Celebrando l’Epifania, siamo chiamati a essere strumenti di questa trasformazione, portando la luce di Cristo nelle nostre comunità e nel mondo.

Concludendo, mentre acclamiamo la regalità di Cristo con il Salmista, rinnoviamo il nostro impegno a vivere come figli della luce e strumenti del suo regno: “Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace” (Sal 72,7).

Che questa Epifania ci aiuti a riconoscere la presenza di Dio nella nostra vita e a manifestare la sua luce a tutti coloro che incontriamo.

Roma 5 Gennaio 2025
Padre Isaiah