
Mentre iniziamo quest’anno del Signore, l’anno della misericordia e della grazia, le letture di oggi ci offrono una profonda rivelazione della saggezza di Dio.
Dio, nella sua infinita bontà, ha voluto che la saggezza fosse la meta di ogni essere umano: ecco perché tutti aspiriamo, in modi diversi, ad essere saggi.
Nelle società tradizionali, la saggezza era considerata un dono dell’età avanzata, frutto dell’esperienza: I capelli grigi, ad esempio, erano simbolo di saggezza.
Per i Greci, la saggezza rappresentava invece il corretto modo di vivere: il saggio era colui che viveva rettamente e virtuosamente.
Queste considerazioni possono aiutarci a comprendere la differenza tra conoscenza e saggezza: La conoscenza consiste nell’accumulare informazioni, mentre la saggezza è piuttosto l’arte di saper utilizzare la conoscenza per condurre una vita buona e retta.
Per acquisire conoscenza è necessario studiare, mentre per acquisire vera saggezza è invece indispensabile ascoltare e poi osservare e seguire la volontà di Dio.
La Vergine Maria ci offre nella sua persona un esempio perfetto di saggezza: accettando la volontà divina, ella rispose con totale fiducia e pieno abbandono: “Ecco, sono la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38).
San Tommaso d’Aquino ha descrito la saggezza come il giusto uso della conoscenza: non basta sapere per essere saggi! Infatti, molte persone sanno molto, ma non sanno come usare ciò che conoscono e per questo restano, almeno biblicamente, “stolte”.
La vera saggezza del cristiano consiste nel mettere la sua conoscenza al servizio della Verità e del Bene.
La Scrittura ci ricorda che Dio è la fonte della saggezza: nel libro dei proverbi leggiamo che “Il Signore dà la sapienza; dalla sua bocca provengono scienza e prudenza” (Pr 2,6).
Per ricevere questa sapienza, è altresì necessario il timore del Signore, che non è paura, ma riverenza, rispetto e fiducia in Lui.
Il Salmista proclama: “Beato l’uomo che teme il Signore e trova grande gioia nei suoi comandamenti” (Sal 112). Chi teme il Signore riceve molte benedizioni: forza nelle difficoltà, pace interiore e una vita che risplende di luce anche nelle tenebre.
Il libro dei Proverbi ci esorta inoltre: “Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sul tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue vie ed Egli appianerà i tuoi sentieri” (Pr 3,5-6).
La saggezza è dunque una luce che illumina il nostro cammino, guidandoci verso il bene e la verità.
Nella prima lettura di oggi, la saggezza è personificata e viene descritta come discesa tra gli uomini: l’umanità è stata onorata dalla presenza di Dio, che ha scelto di abitare in mezzo a noi. La vera sfida, però, sta nel riconoscere e accogliere questa presenza divina nelle nostre vite!
Nel Vangelo di oggi san Giovanni proclama: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14).
L’incarnazione è l’atto supremo dell’amore divino: Dio ha assunto la nostra natura umana per redimerci e sollevarci dalla nostra condizione decaduta; in Dio troviamo la nostra vera umanità, la nostra piena dignità e il senso della nostra vita.
La seconda lettura, tratta dalla Lettera agli Efesini, è un vero canto di lode e ringraziamento: San Paolo loda Dio per il dono di Cristo, la Sapienza incarnata, attraverso il quale siamo stati trasformati in figli di Dio.
In Cristo, Dio ha mostrato il suo amore eterno e ci ha resi partecipi della sua vita divina!
Che cosa possiamo chiedere, allora, se non di crescere in questa saggezza? Preghiamo in questa Santa Eucaristia affinché possiamo accogliere sempre più profondamente la Sapienza di Dio, che si è fatta uomo per redimere e divinizzare l’uomo.
La sapienza divina è la luce che illumina i nostri passi e ci guida verso il Padre.
4 Gennaio 2025