Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 6, 7-13)

Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.


Carissimi,
la pericope dal Vangelo secondo Marco che la chiesa propone nella quindicesima Domenica del tempo ordinario dell’anno B, ci invita a riflettere su una serie di temi decisamente “importanti” per la vita del Cristiano: il mandato per l’evangelizzazione dei popoli, il ministero di liberazione (utile e talvolta indispensabile a supporto del primo), l’affidamento alla divina provvidenza (sulla quale interi ordini religiosi sono stati fondati e tutt’ora sussitono), l’accoglienza del pellegrino e ancor più del missionario come se fosse Gesù Cristo in persona, l’invito alla conversione, la necessità di un ministero di natura esorcistica e … per ultimo, il ministero verso gli infermi.

Essendo questo “tema” trattato per ultimo, se non altro per motivi statistici finisce in genere in coda fra i temi trattati durante le omelie, e proprio per questo motivo vorrei riflettere con voi proprio sul versetto Mc6,13 : “scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano“.

Si, li “guarivano” … qui, almeno in questa sede, non stiamo parlando di una guarigione dell’anima, o di un “come se” (come ho sentito predicare da presbiteri E vescovi) … ma di una guarigione fisica, reale, del corpo, al di la che questa abbia seguito (o meno, in genere si) quella dell’anima, quasi-indipendentemente da quest’ultima!

A certa conferma di quanto sopra, sempre più avanti nel Vangelo di Marco al capitolo 16, ci è ora necessario rileggere, meditare, contemplare, quanto Gesù “disse loro” dopo la sua Risurrezione:

«Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Nota bene : non sta scritto “pregheranno il Santo Rosario, Mia Madre intercederà presso di me, e Io li guarirò” … non perchè non possa accadere così, tant’è che molto spesso accade, ma la via “elettiva”, la via “evangelica”, la via indicata da Gesù stesso in persona individua una via ben precisa: imporre le mani, punto.

E da nessuna parte “sta scritto” che questa cosa riguardi esclusivamente i presbiteri, punto … al di la che poi la Chiesa possa riservare a se dei criteri “conservativi” di gesione e di cura delle anime, che protegge il “fedele comune” poco avvezzo ai temi della battaglia spirituale di mettersi in prima linea contro le potenze del male senza la necessaria protezione, magari ottentendo dei “successi” (scacciando demoni e/o guarendo malati) e poi ritrovarsi succube di tentazioni più grandi di lui finendo poi per perdersi: per questo è “bene” che il ministero verso gli indemoniati sia svolto per lo più da un presbitero con incarico specifico (in genere un esorcista incaricato specificamente da un vescovo ordinario, ancor meglio se poi agisce il Vescovo in prima persona) e che quello verso i malati sia svolto mediante “gruppi di preghiera” con una certa formazione in materia, oltre ovviamente al campo dell’unzione degli infermi, sacramento molto opportunamente riservato ai soli presbiteri (quindi no, non ai diaconi).

Questa “unzione degli infermi” è proprio il tema su cui ci chiama oggi a riflettere il Vangelo, considerando che questo versetto non è quello che viene ritenuto “fondante” del sacramento dell’unzione degli infermi che si trova invece nella lettera di Giacomo (Gc. 5,14-15): “chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui dopo averlo unto con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati”.

Oltre a notare la delicatezza di chi scrive, che pur sicuramente cosciente del fatto che “il giusto che pecca almeno 7 volte al giorno” premette l’inciso “se ha commesso peccati” prima del “gli saranno perdonati” … qui si parla proprio di presbiteri, propriamente, e giustamente, perchè a questo atto è associata una assoluzione completa di tutti i peccati commessi in vita, senza che questi debbano, necessariamente, essere confessati!

Ecco spiegato perchè questo sacramento per tanti è stato chiamato “estrema unzione” perchè purtroppo utilizzato quasi solamente nei casi di malattia grave pre-morte (nello sperare che il prete arrivi in tempo), ed ecco perchè un saggio presbitero difficilmente “concede” il sacramento a chi non ha una malattia grave, magari rimandandolo a una celebrazione comunitaria del sacramento stesso.

E allora cosa c’entra il sacramento dell’unzione degli infermi con quanto la Chiesa ci fa ricordare oggi in termini di “imporranno le mani ai malati e questi guariranno”?

Nel mio parere, praticamente niente, o comunque molto poco: si narra infatti che Giovanni XXIII aveva l’abitudine di recarsi, anche dopo la sua elezione al pontificato, in un piccolo e remoto paesino della svizzera di poco più di cento anime dove il medico di base non c’era, perchè non necessario: infatti tutte levolte che si ammalava qualcuno, gli abitanti del posto (quell che credono) si riunivano, ungevano i malati, imponevano loro le mani, e questi guarivano (no, non “come se guarissero”, guarivano, punto) … normalmente, serenamente, così come se la pasta la fai bollire questa cuoce, così questi si riunivano con la certezza che la Parola di Dio fosse Vera, Viva, Efficace, e i malati guarivano puntualmente, sempre …

E noi? Altro che granello di senape …

Allora, se proprio vogliamo porre dei paletti alla nostra fede, se proprio vogliamo dirci che oltre un tot “non ce la sentiamo di andare” ritorniamo almeno a benedire, piuttosto che maledire!

Ricordatevi che se il Papa è il Papa, il Vescovo è sostanzialmente “Papa della sua diocesi” così come un Presbitero può essere, sempre sostanzialmente, “Papa della sua parrocchia”, ebbene il capofamiglia è “Papa della sua famiglia” : ha l’autorità di benedire non solo moglie e figli ma anche le mura della propria abitazione, propriamente (Anche se può essere molto opportuno che lo faccia utilizzando l’acqua benedetta da un presbitero).

Magari tutti gli sposi si ricordassero di benedire la moglie al mattino (e poi lei il marito) ed i figli prima che escano di casa, ma oserei dire che magari lo facessero anche i semplici fidanzati quando si incontrano e poi quando si salutano …. e se tutti costoro poi si ungessero a vicenda quando sono malati? E se qualche malato dovesse tornare a guarire? Riusciremo allora a crede che Gesù è Vivo, Risorto, presente ovunque due o più si riuniscono nel suo nome (per cui tutte le preghiere si iniziano canonicamente non solo con un segno di croce, ma verbalizzandolo nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo … per quanto una citazione al vero nome di Gesù male non ci starebbe proprio), medico dei medici ora come allora?

E qualcuno che mi legge si ricorderà sicuramente delle benedizioni in fronte che gli faceva la nonna prima di andare a dormire … benedizioni per le quali io sono ancora qui che scrivo, e il Signore non si è ancora stancato di me nonostante le mie ingratitudini …

Grosseto 14 Luglio 2024
Ave Maria!
Marco Piagentini

Scritto da:

Marco @ReginaDellaPace.IT

Sono nato il 31 Dicembre 1970, mi occupo di informatica praticamente da sempre, e sono arrivato a Medjugorje il 30 Dicembre 2001: dopo il 50° "viaggio" (da pellegrino, da "guida", da "reporter") ho smesso di contarli.

Attraverso Medjugorje, ma soprattutto attraverso i messaggi, ho ricevuto innumerevoli Grazie, fra le quali quella di essere ancora in vita, e quella di aver raccontato "per via telematica" proprio dal 2002 quanto ho avuto il dono di vivere in questa "oasi di Pace".