Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 13,1-9)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».


Carissimi,
oggi la Chiesa fa memoria, anche se in modo “facoltativo”, di San Charbel, monaco eremita maronita libanese, presbitero.

Con tutta probabilità la sua immagine è quella più diffusa sui vari negozi di Medjugorje dopo quelle relative a Medjugorje stessa, e la comunità dei pellegrini libanesi a Medjugorje è una delle più singolari, sicuramente meno numerosa di quella coreana (si dice, fra l’altro, che molti pellegrini coreani si preparino un anno intero prima di calpestare la terra benedetta da Maria) ma forse più sorprendente.

Le letture della liturgia di oggi sembrano particolarmente rivolte ai religiosi: prima Geremia racconta della propria vocazione, in un modo che forse può sorprendere relativamente poco chi ha fatto un cammino e le vocazioni dell’antico e del nuovo testamento le conosce tutte, ma quel «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni» dovrebbe far tremare i polsi a noi tutti se non altro di meraviglia!

Alla luce dei primi fondamenti dei miei studi di teologia, ed in particolare del concetto di tempo, capire come un Dio creatore e “fuori dal tempo” possa conoscerci uno ad uno prima che ci formasse (Lui stesso!) nel grembo materno, risulta forse meno problematico … ma che Dio consacri al suo servizio certe “persone” prima che nascano, è fatto veramente da contemplare, invece che mettersi li e tentare di comprenderlo: comunemente siamo portati a pensare che un religioso, un prete, un vescovo … vengano si al mondo come tutti noi, ma che poi a un certo punto della vita il Signore si faccia presente, e li guidi verso il dono immenso della consacrazione …

… e invece non solo è così, il fatto è che tutto quanto sopra è già previsto da prima della creazione del mondo! Ed all’anima “consacrata” sta solo di dire il suo “si”, ne più ne meno di quanto accadde a Maria, il cui “si” ha cambiato le sorti del mondo e di tutta la storia … si, quel “si” ha permesso, ovviamente, anche Medjugorje …

Si sa che anche i veggenti di Medjugorje abbiano avuto in “consiglio” dalla Gospa di consacrarsi, e questo significa che tutti loro avevano questa “Vocazione” alla vista consacrata, ma li ha lasciati tutti “liberi” … e … si sono sposati tutti!

Personalmente sono a conoscenza del fatto che Ivan entrò in seminario ma poi ve ne uscì, e che Marija ebbe a soffrire non poco tempo per discernere la propria vocazione, facendo varie esperienze, fra le quali una a Terlizzi presso la fraternità francescana di betania: questa comunità ha la santa abitudine di pregare in mezzo alla notte, ed in particolare il Santo Rosario davanti al Santissimo Sacramento, e sembra che nei giorni in cui Marija fu presente la Gospa ebbe a dire ai religiosi “… voi non sapete quante anime salvate con le voste preghiere notturne …” (prendiamo nota, ndr).

Sembra anche che quando Marija informò la Gospa della sua decisione di sposarsi, Lei le rispose un qualcosa del tipo “hai scelto una strada molto più difficile di quella che avevo scelto per te”, ma dopo il quarto figlio le disse anche “ti ringrazio perchè dai la tua vita per donare altre vite”.

Nel pregarvi tutti di darmi eventuale conferma delle “notizie incerte” di cui sopra (ma sono in partenza per Medjugorje e quest’anno vedrò di informarmi di persona) possiamo riflettere sul mistero grande della Vocazione : come vedete, anche il Matrimonio è sicuramente una via di santificazione (del resto chi li mette al mondo i santi se non un padre e una madre?) ma dire di no a una vocazione certa significa, generalmente, crearsi dei problemi in più rispetto a quanti ce ne avrebbero prospettati dall’alto!

Sicuramente la Vocazione è un mistero che il chiamato vive continuamente nella sua mente, anche riflettendo sul fatto che Gesù abbia anche detto “Non siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho destinati ad andare e a portare frutto”.

La vocazione ad una vita di speciale consacrazione è quindi un atto totalmente gratuito di Dio fondato sul suo Amore incondizionato per la sua creatura!

Geremia comprendeva pienamente di essere un fanciullo, quindi non meritevole di essere persino ascoltato secondo la mentalità del suo tempo, eppure Dio lo aveva già scento come suo “portavoce” come molto spesso ha fatto nella storia, scegliendo cioè creature palesemente “insufficenti” per il compito a cui li chiamava, in modo tale che potesse risultare più evidente che il suo agire era completamente basato sulla Grazia di Dio e, come è avvenuto in tanti casi, su un’azione soprannaturale dello Spirito Santo, piuttosto che su mere capacità umane.

Un qualsiasi “chiamato” alla vita consacrata, è quindi chiamato a vivere tutta la propria esistenza in stretta unione con Dio, per poter portare quel “frutto” di cui parla il Vangelo oggi, ricordando che sta scritto anche “Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla“.

Ripetiamocelo il più possibile: senza Gesù, NON – POSSIAMO – FAR – NULLA!

ed il Vangelo di oggi, non rivolgendosi ovviamente solo ai religiosi, ci fa intendere chiaramente che Gesù si aspetta da noi che portiamo frutto, magari non il cento per uno, magari il trenta, ma non certo che andiamo a sotterrare i talenti che ci ha dato in dono!

Mantenere una intima unione con Gesù è quindi la chiave per una vita che porta frutto : tale unione permette una miglior “risonanza” del Vangelo nei nostri cuori, e rimanendo in Lui noi tutti porteremo più frutto, del resto è ciò a cui ci chiama la Gospa dal 1981 senza mai stancarsi di ricordarcelo!

Piediluco 24 Luglio 2024
Marco Piagentini

Scritto da:

Marco @ReginaDellaPace.IT

Sono nato il 31 Dicembre 1970, mi occupo di informatica praticamente da sempre, e sono arrivato a Medjugorje il 30 Dicembre 2001: dopo il 50° "viaggio" (da pellegrino, da "guida", da "reporter") ho smesso di contarli.

Attraverso Medjugorje, ma soprattutto attraverso i messaggi, ho ricevuto innumerevoli Grazie, fra le quali quella di essere ancora in vita, e quella di aver raccontato "per via telematica" proprio dal 2002 quanto ho avuto il dono di vivere in questa "oasi di Pace".