Domenica 5 giugno, Pentecoste.

A Roma è festa, come in tutte le chiese del mondo. Questa volta anche i romani e i turisti hanno avuto la possibilità di viverla con uno spirito diverso: ci siamo lasciati alle spalle lo spettro del covid, con le sue chiusure e la sua scia di paura edi morte. Inevitabilmente il pensiero va a quello spettacolo storico che i fedeli, da sempre, aspettavano al Pantheon, durante la celebrazioni liturgiche: la pioggia di petali di rose rosse che i vigili del fuoco lanciano dall’alto, dall’oculo di quella bellissima e antichissima chiesa. Per quale motivo ha luogo questa tradizione? Per ricordare l’effusione dello Spirito Santo, durante la Pentecoste, che con il Suo fuoco riempì dei Suoi Sette doni Maria e gli Apostoli riuniti nel Cenacolo.

Il rosso è anche il colore del sangue, del martirio. Il Pantheon non è altro che una Basilica Cristiana, appunto, dal titolo di “Santa Maria ad Martyres”. Da tempio pagano dedicato a tutte le divinità romane è diventata la chiesa dedicata ai martiri delle feroci persecuzioni contro i cristiani.

Sono giorni che mi fermo a riflettere, o meglio, a meditare, su quanto accaduto proprio nel giorno della Pentecoste, in Africa, in una chiesa della Nigeria. Riporto parte della notizia dell’Ansa, in merito all’accaduto :

“Domenica di sangue in Nigeria, dove un attacco contro una chiesa cattolica ha provocato decine di morti, tra i quali donne e bambini . Il movente del massacro che si è compiuto nel sud ovest non è chiaro ma potrebbe ascriversi alle sanguinose tensioni interetniche e interreligiose fra popolazioni locali e i pastori nomadi islamici Fulani che attraversano il più popoloso Paese africano. Come hanno riferito polizia e media locali citando testimoni, almeno cinque uomini armati hanno aperto il fuoco e lanciato ordigni contro i fedeli dentro la Chiesa di San Francesco a Owo, nello stato di Ondo, uccidendo diverse persone” (fonte: https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/06/05/spari-in-una-chiesa-almeno-50-morti-in-nigeria_a7731c44-fdbc-40c1-b75d-142bdc684ea9.html).

Ecco, le persecuzioni non sono mai finite, ma è solo calato un vergognoso silenzio sulle sofferenze dei cristiani nel mondo. Peggio ancora, temo che ci sia una sorta di assuefazione alle notizie dolorose, così come alla guerra (ci soffermiamo “solo” sulle ostilità in atto in Ucraina, mentre ci sono circa 50 conflitti nel mondo) . Tante guerre e persecuzioni sono di carattere religioso, non solo di sfondo etnico e civile, e i cristiani ricevono quotidianamente la palma del martirio..

Mi sono spesso interrogata su come mi comporterei, nel caso in cui dovessi sfidare i terrosti per recarmi a Messa, mettendo a rischio anche la vita dei miei cari. Non so se sarei in grado di gestire una situazione del genere, di tensione continua, se fossi in pericolo, come questi fedeli; a questo va aggiunto anche il contesto delle pessime condizioni igieniche in cui versano i vilaggi e le strutture sanitarie già fatiscenti di certe zone del globo. Chi sopravvive agli attentati muore spesso in ospedale per mancanza di medicinali da banco e dell’ igiene primario.

Continuo a chiederemi : sarei in grado di dare la mia vita per Cristo, come Lui ha fatto per me, come fanno questi fratelli e sorelle?

Mi sono spessa soffermata a pensare a quella descrizione della veggente di Fatima, Lucia, sulla salita del Vescovo vestito di bianco verso una collina, andando incontro alla croce di tronchi grezza, mentre tanti martiri esalavano l’ultimo respiro. (il cosiddetto “terzo segreto di Fatima”)

Questo è il testo del messaggio, reso pubblico dalla Chiesa cattolica nel 2000: «Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo, indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo (“qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti”), in una luce immensa che è Dio, un vescovo vestito di bianco (“abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”), altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi, come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo, con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce, venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli, ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.»

Sono certa che gli angeli che raccoglievano quel sangue, con cui irrigavano le anime e la terra, sono sulle nostre teste e bagnano la nostra arida Europa, tutto l’Occidente e la Chiesa stessa con il prezioso tributo di questi piccoli, sconosciuti e lontani martiri, mentre noi oziamo.

Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani, e saranno loro ad aprirci le porte del Paradiso, chiamandoci per nome…

Maria , Regina dei Martiri, prega per noi!

Citluk, 21 giugno 2022

Claudia

Scritto da:

Claudia @ReginaDellaPace.IT

Sono nata in Italia il 17 Aprile 1982 a Foggia, sono arrivata a Medjugorje nel 2010 ed il 14 Febbraio 2015 ho sposato Mario, nato e residente nella regione che comprende Medjugorje; adesso sono madre di due bellissime bambine e divido la mia vita fra Citluk, Medjugorje e l'Italia.

Sono Laureata in Lingue all'Università di Chieti e Pescara ed ho lavorato anche all'Università di Mostar (Filozofski Fakultet Sveucilista u Mostaru). Grazie a queste competenze ma, soprattutto, per la mia devozione alla Madonna, che mi accompagna dall'infanzia, mi sono occupata a vari livelli di pellegrinaggi, ed ho scritto più articoli per varie riviste.