
Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 6,3-5) dal Vangelo del giorno (Mt 6,1-6.16-18)
Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Il culto dell’immagine è una sorta di “malattia del secolo”, anche se – per come ce ne parla il Vangelo – è una tipica trappola tesa ad ogni uomo di ogni tempo: fare del bene per farsi vedere, fare gesti buoni per accreditare una immagine bella di sé, fare elemosina per commuovere e ottenere riconoscimento”, pregare per dare l’idea di essere “religioso” … evidentemente soltanto là dove questo atteggiamento è valorizzato … insomma, la tentazione costante è quella di uscire da sé non per altruismo, ma per un bisogno di riconoscimento: Se non hai l’approvazione di chi sta fuori di te non ti muovi, non osi andare controcorrente, tutto deve essere omologato da altri!
- E’ la tentazione di un adolescente che sta ore allo specchio per immaginare che cosa gli altri penseranno di lui, che non riesce ad andare contro la banda;
- E’ una vita controllata, senza interiorità, senza spazio intimo di crescita e di dialogo con la propria coscienza, evidentemente, con quel sacrario interiore che giudica la nostra vita nella sua profondità.
- E’ un atteggiamento subdolo di idolatria, perché si mette al centro se stessi e a se stessi si sacrificano tutti i nostri pensieri e per il nostro vantaggio si intessono relazioni e calcoli … e da idoli, si subiscono i ricatti degli altri che diventano tiranni da servire.
Gesù è di altro avviso: non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra; quando fai elemosina non suonare la tromba, quando digiuni non presentare una faccia triste, ma profumati il capo e le vesti.
Non è l’occhio dell’altro il tuo specchio, ma l’occhio di Dio, quello che ti penetra fin nel midollo, quello che sprofonda nella tua interiorità.
Noi dobbiamo scegliere da chi farci giudicare: non sono le lapidi l’attestato del nostro operare e della nostra vita … quelle servono forse a fare la storia dei grandi, ma non il tessuto d’amore che tiene assieme la vita del mondo.
Siamo sempre chiamati a stare davanti a noi stessi e a stare davanti a Dio: Lui è il nostro giudice, Lui è da contemplare per avere luce e discernimento su ogni nostra azione, Lui è il Signore di tutto e di tutti, Lui è la nostra felicità, Lui è anche la nostra strada della vita.
Lui ha detto: io sono la Via, la Verità e la Vita: non è un riferimento esterno, una indicazione di come orientarci, ma la certezza di una compagnia nell’esistenza di tutti i giorni. E’ il cielo aperto su di noi e dentro di noi sempre.
15 Giugno 2022
+Domenico