In seguito alla nota informale che il Vaticano ha fatto pervenire al Governo italiano denunciando i concreti rischi per la libertà di coscienza, di espressione, di professione del culto, di insegnamento che il ddl Zan comporta in virtù della evidente vocazione totalitaria dello stesso, scrivo queste brevi note.
Si consideri anche la concreta violazione del Concordato (del 1984) nella misura in cui le giornate di propaganda dell’ideologia gender che devono essere svolte nelle scuole ai sensi dell’articolo 7 del suddetto disegno di legge non consentono né una esenzione dei singoli alunni, né delle scuole cattoliche che non potrebbero essere esonerate dall’insegnamento di dottrine – come quelle appartenenti all’ideologia gender – frontalmente e irrimediabilmente inconciliabili e contrarie al cristianesimo (come più volte lo stesso Papa Francesco ha avuto modo di ribadire).
La Santa Sede, dunque, ancora una volta sta denunciando (doverosamente) dinnanzi ad una opinione pubblica cieca e sorda – come del resto era quella degli inizi del XX secolo – i pericoli di ideologie totalitarie che traducendosi in leggi e provvedimenti rischiano di sopprimere la più fondamentale di tutte le libertà, cioè quella di coscienza: non si tratta né di una questione di fede, né di una questione afferente ai soli cattolici, ma di una universale problematica di carattere strettamente giuridico, la cui sostanza può essere in conclusione sintetizzata con le parole del noto dissidente Alexandr Zinov’ev per il quale, infatti, «non è detto che una normativa qualsiasi sia indice di una società basata sul diritto».
Le leggi non si cambiano in base alla compiacenza di certi pensieri ideologici, né, tanto meno, si può invocare una ri-discussione dei Patti Lateranensi (che costituiscono la magna charta che due Stati indipendenti e sovrani si sono dati reciprocamente normando in rispetto e libertà i loro rapporti) in quanto ritenuti anacronistici in questo contesto di dibattito giuridico.
Giova infatti ricordare, a chi non è avvezzo di cultura storico-giuridica, che nell’anno 1984, il sopraddetto rapporto bilaterale venne maggiormente fatto oggetto di revisione da parte dello Stato, allora rappresentato dall’On. Bettino Craxi, socialista doc, che non mi pare fosse così magnanimo con l’Istituzione cattolica – e quindi essi non possono essere ora tacciati di stantie e retrograde prese di posizione.
Vorrei invece capire e partecipare la seguente riflessione: è vero che siamo uno stato laico così definito costituzionalmente e come tale voluto … attenzione però a non commettere la falla di confondere laicità con laicismo! Dunque … non mi capacito di come fino a 72 ore fa molti benpensanti ideologici che hanno sempre osannato Papa Francesco in toto, ora che ha semplicemente espresso e messo mano a una sua prerogativa, i signori di cui sopra, improvvisamente cambiano aria … forse due pesi e due misure anch’essi attuano nelle loro ratio et secundum convenienza?
Chi ha una certa familiarità con le normative e ne fa oggetto di approfondito studio, nella fattispecie, con codificazioni inerenti il diritto concordatario, non potrà non notare che alcuni articoli presenti nel ddl Zan risultano vaghi ed inesatti (si vedano, ad esempio, gli articoli 4 e 7 del ddl alla luce di quelle libertà sancite dall’articolo 2 ai comma 1 e 3 del medesimo accordo): se garanzie di libertà si invocano per tutta la collettività, ciò ben venga, ma esse devono essere però normate e formulate con abile tecnica giuridica che definisca con assoluta precisione campo e orizzonte di interventi a positivo discapito di qualsivoglia interpretazione.
Pertanto l’intervento della S. Sede è ben lungi dall’essere atto intromissorio nel precipuo compito di legiferare proprio del nostro Parlamento, quanto piuttosto invito e suggerimento “caritatevole” fatto pervenire garbatissimamente (si parla infatti di nota verbale) per una miglioria giuridica che tenga appunto presente la salvaguardia di tutte quelle libertà previste dalla nostra Carta Costituzionale, insidacabilmente non avocabili a correnti di pensiero dell’ultima ora e desiderosa di cambio a piè sospinto.
D’altro canto insegna l’antica saggezza della lingua latina: sed lex, dura lex! Et….pacta sunt servanda!
Don Giuseppe (giurista)