Carissimi,
oggi il Santo Padre è tornato a fare una lunga e accorata omelia sull’idolatria, rendendo in concreta attualità il brano dal capitolo 5 del Vangelo secondo Giovanni.
Vi lascio quindi alla sua profonda riflessione, dopo la trascrizione della monizione introduttiva, l’antifona d’ingresso, e il riferimento alle letture.
Alla fine ho riportato anche oggi la trascrizione della preghiera per la comunione spirituale, oggi nella forma scritta da Sant’Alfonso Maria de Liguori.
Terni 26 Marzo 2020
Ave Maria!
Marco.
In questi giorni di tanta sofferenza c’è tanta paura: paura degli anziani che sono soli in casa di riposo o nell’ospedale, o a casa loro e non sanno cosa accadrà; la paura dei lavoratori senza lavoro fisso, che pensano a come dare da mangiare ai suoi figli e vedono venire la fame; la paura di tanti servitori sociali che in questo momento aiutano andare avanti la società e possono prendere la malattia; anche la paura … le paure ognuno di noi: Ognuno sa quale sia la propria.
Preghiamo il Signore perché ci aiuti (ad) avere fiducia e a tollerare e vincere le paure.
Antifona d’Ingresso
Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.
Letture: Es 32, 7-14; Sal.105; Gv 5, 31-47.
Nella prima lettura c’è la scena dell’ammutinamento del popolo: Mosè se n’è andato al Monte per ricevere la legge; Dio l’ha data a lui, in pietra, scritta dal suo dito, ma il popolo si “annoio” e fece ressa intorno ad Aronne, gli disse “Ma … questo Mosè … è da tempo che non sappiamo dove sia, dove sia andato e noi siamo senza guida: fateci un Dio che ci aiuti (ad) andare avanti”, e Aronne, che dopo sarà sacerdote di Dio, ma li è stato sacerdote della stupidaggine, degli idoli, ha detto “ma si datemi tutto l’oro e l’argento che avete” … e loro danno tutto, e fece quel vitello di oro.
Nel Salmo abbiamo sentito il lamento di Dio: <<si fabbricarono un vitello sull’Oreb, si prostrarono a una statua di metallo, scambiarono la loro Gloria con la figura di un toro che mangia erba>>, e qui in questo momento quando incomincia la lettura <<il Signore disse a Mosè, va, scendi, perché il tuo popolo che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto si è pervertito, non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato: si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto “ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”>>
Una vera apostasia, dal Dio vivente all’idolatria.
Non ha avuto pazienza per aspettare che tornasse Mosè: volevano delle novità, volevano qualcosa … dello spettacolo liturgico … qualcosa.
Su questo io vorrei accennare alcune cose: prima di tutto quella nostalgia idolatrica del popolo, in questo caso pensava agli idoli dell’Egitto ma … una nostalgia: tornare agli idoli, tornare al peggio, non saper aspettare Il Dio vivente, e questa nostalgia è una malattia, che è nostra !
Si incomincia a camminare con entusiasmo di essere liberi ma poi incominciano le lamentele “ma sì, questo è molto duro il deserto, ho sete voglio dell’acqua, voglio la carne, ma in Egitto mangiavamo le cipolle, le cose buone e qui non c’è … sempre l’idolatria è selettiva: ti fa pensare alle cose buone che ti da, ma non ti fa vedere le cose brutte.
in questo caso loro pensavano come erano a tavola, con queste questi pasti tanto buoni che gli piacevano tanto, ma dimenticavano che quello è il tavolo della schiavitù.
L’idolatria è selettiva.
Poi un’altra cosa: l’idolatria ti fa perdere tutto.
Aronne per fare il vitello gli chiede “Ma datemi oro e argento” ma era l’oro e l’argento che il Signore aveva dato loro, quando disse loro “ma chiedete agli Egiziani oro in prestito”, e poi sono andati con loro, no?
E’ un dono del Signore, e con il dono del Signore fanno l’idolo, e questo è bruttissimo!
Ma questo meccanismo succede anche a noi: quando abbiamo atteggiamenti che ci portano all’idolatria, siamo attaccati a cose che ci allontanano da Dio, perché facciamo un altro Dio, lo facciamo con i doni che il Signore ci ha dato, con l’intelligenza, con la volontà, con l’amore, col cuore.
Sono proprio i doni del signore che noi usiamo per fare idolatria.
Sì. Qualcuno di voi può dirmi: “Ma io a casa non ho idoli, io ho il crocifisso, l’immagine della Madonna, che non sono idoli.”
No, non nel tuo cuore!
E la domanda che noi dovremmo e potremmo fare è “qual è l’idolo che tu hai nel tuo cuore e nel mio cuore, qual’è quella uscita nascosta dove mi sento bene, che mi allontana dal Dio vivente”
E noi abbiamo anche un atteggiamento con l’idolatria molto furbo: sappiamo nascondere gli idoli, come fece Rachele quando fuggì da suo padre, che li nascose nella cella del cammello, fra i vestiti.
Anche noi, fra i nostri “vestiti” del cuore abbiamo nascosti tanti idoli.
Io la domanda che vorrei fare oggi è: qual è il mio idolo?
Quel mio idolo della mondanità. E anche l’idolatria arriva alla pietà, perché questi volevano il vitello d’oro non per fare un circo, no.
Per fare adorazione! Si prostrarono davanti a lui …
L’idolatria ti porta a una religiosità sbagliata, anzi tante volte la mondanità, che è una idolatria, ti fa cambiare la celebrazione di un Sacramento in una festa mondana.
Un esempio … non so … io penso, anzi pensiamo, non so … una celebrazione di nozze, e tu non sai se è un Sacramento, (dove davvero gli sposi novelli danno tutto e si amano davanti a Dio e promettono di essere fedeli davanti a Dio e ricevono la grazia di Dio), o è una mostra di modelli, di come vanno vestiti uno o l’altro, e altro ancora.
La mondanità, è un idolatria.
Ma è un esempio questo. Perché l’idolatria non si ferma va sempre avanti.
Oggi la domanda che io vorrei fare a tutti noi tutti è: “Quali sono i miei idoli?” Ognuno ha i propri.
Quali sono i miei idoli, dove li nascondo e che il Signore non ci trovi alla fine della vita e dica ad ognuno di noi: “ti sei pervertito, ti sei allontanato dalla via che io avevo indicato, ti sei prostrato dinanzi a un idolo”
Chiediamo al Signore la grazia di riconoscere i nostri idoli e se non possiamo cacciarli, almeno tenerli all’angolo.



Le persone che non possono comunicarsi facciano la Comunione Spirituale:
“Gesù mio, Credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento.
Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nella mia vita.
Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore.
Come già venuto io ti abbraccio e in tutto mi unisco a Te.
Non permettere che io mi abbia mai a separare da Te.”
