Carissimi,
oggi vi lascio direttamente alla trascrizione sia della monizione introduttiva, che dell’omelia …

Terni 14 Marzo 2020
Ave Maria
Marco

Continuiamo a pregare per le persone ammalate in questa pandemia.

Oggi vorrei chiedere una speciale preghiera per le famiglie … famiglie che (a un giorno all’altro si trovano con i bambini a casa, perché le scuole sono chiuse per sicurezza, e devono gestire una situazione difficile (e) gestirla bene, con pace e anche con gioia; in modo speciale speciale penso alle famiglie con qualche persona in disabilità: i centri di accoglienza diurni per le persone con disabilità sono chiusi … e la persona anche rimane in famiglia.

Preghiamo per le famiglie, perché non perdono la pace in questo momento e riescano a portare avanti tutta la famiglia con fortezza e gioia. 

Tante volte abbiamo sentito questo passo del Vangelo.

Questa parabola Gesù la dice in un contesto speciale: <<si avvicinarono a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo; i Farisei e gli scribi in mormoravano dicendo: “costui accoglie i peccatori e mangia con loro”>>

E Gesù gli rispose con questa parabola.

Cosa dicono? La gente e i peccatori si avvicinano in silenzio, non sanno dire … ma la sua presenza dice tante cose: voleva ascoltare.

I dottori della legge cosa dicono? Criticano … mormoravano, dice il Vangelo, cercando di cancellare l’autorità che Gesù aveva con la gente.

La grande accusa: questo mangia con i peccatori, è uno “impuro”.

Poi la parabola è un po’ la spiegazione di questo dramma, di questo problema: cosa sentono questi … la gente sente bisogno di salvezza, la gente non sa distinguere bene intellettualmente … io ho bisogno di trovare il mio Signore che mi riempia … (no!) … ha bisogno di una guida, di un pastore .. e la gente si avvicina a Gesù perché vede, in lui, un pastore, ha bisogno di essere aiutata ad andare nella vita, sente questo bisogno.

Gli altri, i dottori sentono “sufficienza”: Noi siamo andati all’università, ho fatto un dottorato, no … due dottorati, so bene bene bene cosa dice la legge … anzi! Conosco tutte tutte le spiegazioni della legge, tutte i casi, tutti gli “atteggiamenti casistici”, e … si sentono sufficienti e disprezzano la gente, disprezzano i peccatori.

Il disprezzo ai peccatori.

Nella parabola … lo stesso … cosa dicono?

Il figlio di sapere … “dammi i soldi che me ne vado”, il padre … da … ma non dice nulla, perché è padre: forse avrà avuto il ricordo di qualche ragazzata che aveva fatto da giovane, ma non dice nulla.

Un padre sa soffrire in silenzio.

Un padre guarda il tempo, lascia passare dei momenti brutti: tante volte l’atteggiamento di un padre è “farsi lo scemo” davanti alle mancanze dei figli.

L’altro figlio rimprovera il Padre: ah, sei stato ingiusto … dice un rimprovero.

Cosa sentono questi della parabola?

Il ragazzo sente voglia di mangiarsi il mondo, di andare oltre, di uscire dalla casa: forse la vive come una prigione, e sente anche quella sufficienza di dire al padre “dammi quello che tocca a me”; sente coraggio, forza.

Cosa sente il padre? Il padre sente dolore, tenerezza, e molto amore!

Poi quando il figlio dice quell’altra parola: <<mi alzerò>> … quando rientra in se stesso <<mi alzerò e andrò da mio padre>>, trova il padre che lo aspetta: Lo vede da lontano, il padre che sa aspettare i tempi dei figli.

Cosa sente il figlio maggiore?

dice il Vangelo: Egli si indignò!

Sentì quel disprezzo, e tante volte indignarsi, tante volte è l’unico modo di sentirsi degno per quella gente; questo … e queste sono le cose che si dicono in questo passo del Vangelo, le cose che si sentono …

Ma qual è il problema? Il problema …

Cominciamo dal figlio maggiore: il problema è che lui era casa ma non se n’è accorto mai cosa significasse “vivere a casa”.

Faceva i suoi doveri, faceva il suo lavoro, ma non capiva cosa fosse un rapporto di amore col padre: il figlio si indignò, e non voleva entrare !

ah … questa già non è mia casa come lui se l’avevo pensato lo stesso dei dottori della legge … non c’è ordine: è venuto questo peccatore qui e gli hanno fatto la festa e io?

Il padre dice una parola chiara: <<figlio tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo>> e di questo il figlio non se n’era accorto: viveva a casa come fosse un albergo, senza sentire quella paternità … dava tutto a disposizione .

Tanti “alberghieri” nella casa della Chiesa, che si credono i padroni.

Interessante: il padre non dice alcuna parola al figlio che torna dal peccato, soltanto lo bacia lo abbraccia e gli fa festa!

A questo deve spiegargli per “entrare nel cuore”: aveva il cuore “blindato” per le sue concezioni della paternità, della figliolanza, del modo di vivere.

Mi ricordo una volta un saggio sacerdote anziano, un grande confessore: è stato missionario … un uomo che amava tanto la Chiesa … e parlando da un sacerdote giovane molto sicuro di se stesso, molto credente che lui ha un valore e che lui aveva dei “diritti” nella Chiesa, diceva “ma io prego per questo, perché il Signore gli metta una buccia di banana e lo faccia scivolare: quello gli farà bene, come se dicesse – sembra una bestemmia – gli farà bene peccare, perché avrà bisogno di chiedere perdono, e troverà il Padre

Tante cose ci dice questa parabola del Signore, che è la risposta a coloro che lo criticavano perché andava con i peccatori …

… ma anche, tanti oggi criticano – gente di Chiesa – a coloro che si avvicinano alle persone bisognose, alle persone umili, alle persone che lavorano, ma anche che lavorano per noi!

Il Signore ci dia la grazia di capire qual’è il problema: il problema è vivere in casa ma non sentirsi a casa, perché non c’è rapporto di paternità, di fratellanza: soltanto c’è il rapporto di compagni di lavoro.

 

Scritto da:

Marco @ReginaDellaPace.IT

Sono nato il 31 Dicembre 1970, mi occupo di informatica praticamente da sempre, e sono arrivato a Medjugorje il 30 Dicembre 2001: dopo il 50° "viaggio" (da pellegrino, da "guida", da "reporter") ho smesso di contarli.

Attraverso Medjugorje, ma soprattutto attraverso i messaggi, ho ricevuto innumerevoli Grazie, fra le quali quella di essere ancora in vita, e quella di aver raccontato "per via telematica" proprio dal 2002 quanto ho avuto il dono di vivere in questa "oasi di Pace".